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Chi è senza peccato? È la domanda che ci si pone leggendo "I re dell'Africa", romanzo corale, incrocio di vicende che si intersecano tra allegri criminali e spietati affaristi. Singole storie connesse di tanti protagonisti, raccontate da un narratore speciale, il Vento, testimone di un circolo vizioso che si sviluppa tra commedia sociale e noir. Nello scenario di una terra del Sud Italia, l'incanto naturale abbaglia, distogliendo dalla realtà. Le meticce stratificazioni di arti e culture pregiate nascondono un male sporco e oscuro che scorre torbido su e dentro le contrade martoriate dallo sfruttamento. L'antica cultura contadina della misura e del rispetto ha abdicato a un illimitato cinismo; lasciando dilagare la corruzione, il malaffare e l'inquinamento, ambientale e sociale, in un groviglio di illegalità diffusa. In questo romanzo, così come poi succede nella vita di ogni giorno, corrotti e corruttori non sembrano essere in grado di rendersi conto delle dannose conseguenze del loro agire scellerato. Questa indifferenza al male non li rende meno colpevoli e l'essere privi di senso di colpa si riverbererà soprattutto sui più indifesi.